Mio
padre, malato, faceva sempre più fatica ad accettare la mia lontananza.
Mia sorella era ritornata definitivamente in Italia, ed io ero l’unico
che poteva occuparsi di lui. Ero preoccupato e angosciato. Lottavo contro
il mio desiderio di carriera .Non potevo abbandonare però mio padre.
Lo amavo. |
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Incidemmo il nostro primo album al Bell Studio di New York. In copertina solo il nome della band “The Influence”. Attirammo talmente tanto l’attenzione e l’interesse che ci chiesero di aprire i tour dei Doors e dei Steppenwolf. |
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In seguito non tutto funzionò fra di noi e decidemmo di separarci.
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Il mio lavoro
con Buddy mi portò molte offerte interessanti, come quella dei
Three Dog Night,che mi chiesero di entrare a far parte del loro gruppo.
Dovetti rifiutare. Troppo impegnativo per la mia situazione familiare. |
Nel
1971, misi in pista un trio veramente forte chiamato Charlee. La RCA ci
volle mettere subito sotto contratto ed incidemmo un album intitolandolo
semplicemente Charlee. Doug Preringle della CHOM FM di Montreal lo lanciò
all’interno della rubrica Rock FM una neo stazione di quegli anni.
Una delle canzoni dal titolo “Lord Knows I’ve Won” per
tre settimane fu la numero 1 in Australia. |
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I Charlee continuavano a mietere successi ed io cominciavo a ritagliarmi un mio spazio nel panorama musicale, anche se l’industria discografica aveva qualche difficoltà a catalogare il mio stile e la mia musica. Ancora oggi ripensando a quel periodo della mia vita mi sembra pazzesco tutto quello che è accaduto. |
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Un dj di Dayton nell’Ohio (un posto sperduto nel mondo!), si innamorò dell’album e gli diede ampio spazio in radio. Furono vendute 6.000 copie dell’album in una settimana in un solo negozio di dischi. Da non crederci ... Per una band di importazione, misconosciuta, era un fatto eccezionale.Purtroppo come succede sovente nelle band, gli obiettivi dei componenti del gruppo finirono per non collimare. La band si sciolse ed io ritornai a Toronto dove incontrai Luke Gibson. Entrai a far parte della sua band chiamata Luke and the Apostles. Fummo come un uragano che colpì Toronto. Partecipammo allo Strawberry Fields Pop Festival, davanti ad una folla di oltre 275,000 persone. Questo straordinario evento accaddeva due anni dopo Woodstock. Le sue vibrazioni echeggiavano ancora. Fu un momento magico ed indimenticabile per il gruppo e per me. La GBX, che produceva amplificatori, voleva farsi conoscere fornendoci l’attrezzatura. Era la grande occasione. Era mezzanotte quando salimmo sul palco presentati sotto tono come una band locale. Il pubblico rimase folgorato dalla musica e dal suono di 36 amplificatori GBX, spalleggiati da due set di batteria della Ludwig. Nessuno presente al concerto in quella storica notte potrà mai dimenticare quell’esperienza elettrizzante ed unica. Bernie Finkelstein ci procurò un provino all’Undano in New York per la CBS Records.Avevamo preso finalmente il volo quando Luke decise di ritirarsi in campagna e cambiare vita. Tutto il lavoro e tutte le speranze svanirono. |
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I
due anni e mezzo passati a Toronto furono belli ed interessanti. Conobbi
persone speciali e di grande talento quali Domenic Troiano, Val Stevens,
Doug Riley, King Biscuit Boy, Cathy Young, David Clayton dei Blood Sweet
and Tears. Sono ancora vivi nei miei ricordi. |
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Nel
1974 conobbi Michel Pagliaro. Formammo una nuova band “The Rockers”,
insieme a Marty Simon, Dwane Ford, Buster Jones. |
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Di fatto appena formammo
i Rockers, fummo subito molto richiesti dalle televisioni e gli spettacoli
registravano sempre il tutto esaurito. |
I miei produttori erano George Lagios e Michel Pagliaro. Il mio primo
album lo chiamai semplicemente Walter Rossi. (dove ebbi il privilegio
di essere il primo al mondo ad introdurre il “Talk Box”. Prodotto
da Peter Traynor, fondatore di Traynor Amplifiers che mi confessò
di averlo ideato pensando alla mia musica. Utilizzai il “ Talk Box”
nella mia canzone “Dance With Me” e nella canzone di Pagliaro
“Chateau d’Espagne”. Fu poi usata da Peter Frampton
nel suo singolo “Do you feel alright”). Il mio primo album da solista ebbe un discreto successo di pubblico e di critica. Martin Melkiush, David Farrel, Ritchie York e Juan Rodriguez , mi aiutarono ad accrescere l’interesse. Fui chiamato per esibirmi in apertura del concerto degli Stampeders... parlando di stili diversi e opposti!!! Il risultato fu la nomination al Juno Awards nel 1977. Nel frattempo continuavo il mio lavoro di chitarrista negli studio di registrazione. |
Fu
il mio secondo album che però cambiò la mia vita. Nel ‘78,
ispirato da artisti come i Pink Floyd, Supertramp e Genesis, scrissi in
soli 30 minuti una canzone intitolata “Soldiers In The Night”
chiuso in un bagno arredato da orribili piastrelle con una chitarra acustica
della Ovation. |
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Il successo di “ Six Strings, Nine Lives” fu immediato. La copertura radio, straordinaria. Le critiche ottime. |
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Prima che potessi metabolizzare questo risultato così sognato e
voluto, ero già in pista, macinando miglia e miglia, esibendomi
in piccole e grandi città con il tutto esaurito ad ogni spettacolo.
Venni nominato agli Juno Awards del 79. Vinsi un premio nella categoria
del più promettente vocalist. Quello stesso anno l’album
ebbe anche una nomination ai Felix Awards e vinse nella categoria Album
Art Division. |
Amavo
e amo i miei fan. Sono stati la sola vera famiglia che io abbia avuto.
Hanno sempre apprezzato ciò che offrivo loro e chi io fossi realmente:
un bambino grande, timido, cresciuto in fretta che amava sopra ogni cosa
suonare la sua chitarra. |
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P.S. |
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